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Questo libro mira a costituire una lettura dell'opera di Aleksandr Sokurov con la volontà di metterne in rilievo i principi formali, i fondamenti nodali ed i concetti più stringenti, facendo emergere la particolare e proteiforme relazione che questo cinema rivela di avere con le altre arti e con le altre forme di linguaggio. Una relazione di cui si nutre e sulla quale basa la propria essenza. In luogo del pur complesso dialogo tra linguaggi, è l'idea stessa di arte definita da Sokurov a mostrarsi ancor più accentuata ed eclettica, comprendendo al suo interno il concetto medesimo di cultura, di memoria, di ascesi spirituale. [...] Michail Bachtin riservò per Fëdor Dostoevskij la definizione di «grande polifonista», un'espressione che va a buon diritto allargata anche a Sokurov. Un polifonista in grado di addentrarsi attraverso il suo lavoro nei grandi quesiti dell'arte come dello spirito dell'uomo, rimarcando la propria attenzione a quell'idea di pneuma riferita tanto alla componente fisica dell'essere umano, quanto alla sua interiorità. [...] «Cerco negli occhi che incontro, in Russia come in Europa occidentale, un senso di gioia, di consolazione. Ma trovo quel che cerco solamente in frammenti di dipinti antichi». È l'arte, la pittura, come la letteratura, a costituire la vera forma di consolazione per l'essere umano. Una forma di consolazione da cui tuttavia cercare di ricominciare un dialogo anche con i propri simili.